Il gruppo di guerrieri si muoveva nel profondo della foresta. Con calma, piede sicuro e silenzioso. Erano pochi ed erano vecchi, ancora meno i giovani che li accompagnavano, ma avevano preso la loro decisione.
Da troppo tempo la gente dei villaggi e delle tribù era china sotto il giogo dei Clan del Cielo. Pochi giovani tentavano l’opposizione nei villaggi e nelle valli, troppo pochi, troppo isolati. Il resto della popolazione sembrava rassegnato, incapace di reagire.
Questo aveva spinto i vecchi guerrieri a riunirsi. Erano gli ultimi che avessero combattuto realmente in guerra. Sapevano di non potersi schierare contro le truppe dei Clan del Cielo, enormemente superiori di numero e di armamenti. E sapevano pure dell’inutilità di quell’impari scontro. Ma erano quello che erano, meglio morire liberi che vivere da servi. Qualche notizia era trapelata ed anche dei giovani si erano presentati all’appello, curiosi di vedere chi fossero quei pazzi guerrieri.
Ora avvenne che nel passaparola clandestino la voce fosse arrivata anche alle bande minori e così si erano presentati anche Aero e Seli, una coppia di giovanissimi amanti. Ingenui ed appassionati, praticavano insieme l’arte della spada e quella di inseguire i sogni. Quando i guerrieri li videro, era ormai tardi e troppo pericoloso per rimandarli indietro. Guardandoli negli occhi, brillanti di speranza ed eccitazione, non ebbero nemmeno il cuore di offendere la passione che alimentava i loro sogni di gloria e giorni migliori. Decisero così di affidargli compiti minori che sarebbero loro serviti per fare esperienza, tenendoli lontani dai pericoli.
Così ora si avvicinavano alla meta, la fortezza dei Signori dei Clan del Cielo. Per giorni si erano spostati avendo cura di essere sempre al coperto. Quando il terreno era troppo aperto avanzavano di notte. Nei momenti di riposo riparavano armi ed armature e si allenavano. Nei racconti intorno ai fuochi erano ancora giovani e forti, ma la realtà era che molti di loro avevano visto troppi inverni ed i lunghi anni di riposo avevano lasciato segni visibili.
I primi giorni di marcia erano stati duri, vesciche e fiato corto, ma utili per recuperare un po’ di forma. Uro Mani di Martello, possente e sovrappeso, si lamentava come un bufalo, scatenando l’ilarità degli altri. Lo sapeva e si offriva per mantenere alto il morale, in quel corpo enorme batteva un grande cuore. Quelli che avevano continuato con la pratica delle arti marziali, si offrirono per allenare gli altri. Così Lucho la Lama e Samir Lunga Lancia erano spesso impegnati in combattimenti simulati con i vecchi compagni e nell’insegnare la tecnica ai giovani. Quelli più attenti erano Aero e Seli.
Entrati da poco nella pubertà rubavano con occhi brillanti ogni azione, ogni movimento, ogni parola dei grandi guerrieri. Erano agilità e passione instancabile, sempre pronti ad aiutare ed imparare. La loro favorita era Dorhe la Serpe, veloce di coltello e di battuta, la donna aveva preso a benvolere la piccola Seli che sembrava portata per l’arte della lama corta. Spesso si esercitavano con i coltelli da lancio e la giovane risultò subito avere colpo d’occhio e precisione. Per Aero aveva scelto la croce di guerra, una pesante croce a quattro punte che richiedeva più forza per il lancio, ma se arrivava a segno si piantava sempre nel bersaglio. Quel tipo di arma era anche un buon allenamento per rafforzare la muscolatura. Alla fine degli allenamenti i giovani si ritrovavano felici e doloranti. Seli massaggiava con unguenti alla canfora le spalle e le braccia di Aero, che con amore e pazienza si dedicava a sciogliere le contratture ai polsi della compagna, poi passava a massaggiarle delicatamente le dita intorpidite una ad una con arnica, calendula ed amore.
Quello però che guardavano con timore e reverenza era Eron Due Lame, un guerriero torvo e taciturno, che si allenava da solo nella sua antica arte. I due ne erano affascinati a tal punto da arrivare a spiarlo di nascosto. Lui sapeva e taceva. Subito prima dell’alba e del tramonto si allontanava dal gruppo e trovata una radura illuminata dagli astri, iniziava la sua danza. Prima con calma… respirazione, estrazione delle due spade, una corta ed una lunga, le guardie ed i passi. Simulava attacco e difesa contro uno e poi contro più nemici. Improvvisamente, davanti agli occhi increduli dei ragazzi, accelerava ad una velocità tale che delle lame rimaneva solo il sibilo. Poi ripeteva ogni movimento con estrema lentezza e precisione, muscoli tesi e mente concentrata. I due guardavano ed apprendevano, lui sorrideva dentro di se.
Arrivarono così alla meta. Le armature di cuoio bollito e ferro erano state riparate, le lame affilate. Quella sera ci furono solo parole sommesse e raccomandazioni all’ombra degli alberi della grande foresta. Poco oltre giaceva la piana con al centro la collina su cui sorgeva il castello nemico. Ogniuno con il suo stato d’animo, ogniuno solo con se stesso ed i propri pensieri, si coricarono in attesa del giorno dopo.
Seli ed Aero abbracciati e frementi di eccitazione non riuscivano a dormire, durante lo scontro avrebbero avuto il compito di rimanere a guardia del campo e vigilare sulla via di ritirata dei compagni. In caso tutto fosse andato male, dovevano fuggire e portare la notizia alle bande di guerra dei giovani rimasti nei villaggi o nascosti sui monti. Questi erano gli ordini impartiti loro dai guerrieri che volevano salvaguardare quelle giovani vite.
Giunse un aurora pallida ed ovattata. I guerrieri si mossero in silenzio. Arrivarono al limitare degli alberi e si affacciarono sulla piana. Tra la nebbia un esercito era schierato davanti a loro.
Il comandante nemico sedeva su uno scanno posizionato su un ampio ripiano, che interrompeva la larga scalinata che portava al castello, circondato da ufficiali minori, porta insegne e servi.
Un sorriso di soddisfazione gli attraversava il viso. Sapevano i Signori del Clan del Cielo, l’inganno ed il tradimento erano la loro arte. C’è sempre uno pronto a tradire, non importa perché nè come, basta annusare l’odore delle sue debolezze e poterne pagare il prezzo.
Seppero i guerrieri e non si voltarono per vedere chi li aveva abbandonati durante la notte. Troppo il dolore e troppa la loro dignità.
Ora erano là….meno di cento contro un nemico in netta superiorità numerica. Forse avrebbero ancora potuto ritirarsi, ma non erano lì per quello. Non per la vittoria né per la morte. Erano lì per una idea…un sogno..che non può essere ucciso, ma solo alimentato.
Sapevano i vecchi guerrieri, capirono i giovani…e caricarono.
Le schiere nemiche avanzarono certe di una facile vittoria. Amaro fu il prezzo che pagarono. I guerrieri si fecero strada armi in pugno, mietendo vittime ad ogni passo. Avanzavano e cadevano..ad uno ad uno, ma continuavano ad avanzare verso il comandante nemico e la fortezza dietro di lui.
Dalle mura del castello gli altri Signori guardavano la scena circondati da servi e cortigiani. Un giovane apprendista bardo era tra loro, gli occhi spalancati su tanto coraggio e tanto orrore, il cuore pieno di pietà. Ma man che i nemici cadevano, ascoltava i commenti del traditore e trascriveva i nomi.
Sembra ormai giunta la fine quando, dalle ombre della foresta, escono due giovani, le ali ai piedi, le armi che saettano. Gridano incoraggiamenti ai pochi compagni stremati e si avvicinano sempre più alla scalinata dove giacciono nemici ed amici. Arrivano agli ultimi gradini, che portano alla piattaforma, proprio mentre il possente Uro Mani di Martello piega le ginocchia colpito per l’ennesima ed l’ultima volta.
Davanti a loro c’è solo una fila di Guardie di Ferro che li separa dal comandante nemico. Si guardano negli occhi e si lanciano avanti. Le spade si abbattono su di loro. Volano i coltelli di Seli, colpisce la spada di Aero. Si apre il varco. Ed ai piedi del nemico cade Aero ferito ma non domo.
Si volge Seli a scudo alle spalle del suo amore fronteggiando i nemici. Mentre la mano di Aero scatta nell’ultimo affondo verso il petto del comandante impietrito, una nuvola di frecce, scagliata dagli spalti del castello, si abbatte su di loro.
“Chi erano quelli?”. Chiede qualcuno su al castello.
“Due fanatici ragazzini,…mi sembra Aero e Seli fossero i loro nomi”. Risponde il traditore.
Il giovane bardo guarda i giovani amanti ricoperti di frecce con le lacrime agli occhi.
Scende la sera ed un ombra si allontana dai festeggiamenti del castello. Il giovane bardo indossa vestiti poveri e porta sulle spalle un vecchio liuto, raggiunge il più vicino villaggio ed entra in una taverna. Lo accoglie il fumo del focolare ed il vociare dei presenti. Il luogo è affollato, sono giunte delle voci. Si siede in un posto in penombra, ordina un bicchiere di sidro ed ascolta.
“Dei banditi hanno assalito il castello Nero”.
“Neanche si sono avvicinati, me lo ha detto una guardia che conosco”.
“Briganti”.
“Ribelli”.
“Pazzi”.
Si sistema lo strumento e pizzica le corde. Scende il silenzio.
“Cosa ci canti bardo?”. Chiede una voce.
“La ballata di Seli ed Aero”.
Tra le nebbie dell’alba una schiera s’avanza.
Non sono in tanti ma di grande valenza
Grige le barbe di quei guerrieri
che affrontan la morte con occhi fieri
Ride sicuro l’oscuro signore
pronto allo scontro per voce di traditore
Pochi compagni ma forti nel cuore
contro il nemico mille volte superiore
Sotto l’impatto cedon le schiere
armate a difesa del turpe potere
Samir Lunga Lancia precede gli amici
cade sepolto da infiniti nemici
Lucho la Lama si accascia trafitto
lì dove il nemico era più fitto.
Gor Grande Ascia vicino a lui giace
dopo aver seminato strage feroce
Fa tremar le guardie fino ai capelli
Dorhe la Serpe coi suoi lunghi coltelli
vicino a lei Eron Due Lame
falcia sicuro il nemico infame.
Cadon trafitti i due grandi eroi
tra corpi nemici che contar non puoi
ogni infamia risuona ad oltraggio
di fronte a tanto estremo coraggio
Si serran le file sotto al castello
per fermare Uro Man di Martello
li sulle scale infine lui cade
trafitto il corpo da mille spade
Ma ecco dal bosco volan leggeri
i due giovani amanti Aero e Seli
attraversano il campo son sulle scale
gli occhi splendenti di fronte al male
Cedon le guardie che fanno da muro
al loro tremante signore oscuro
Son ricoperti di cento ferite
ma è con i dardi che gli prendon le vite
Seli qual scudo sull’amore si erge
Aero morendo il nemico trafigge
più degli amanti non battono i cuori
su loro le frecce son come fiori.
Di altre parole non c’è più bisogno
son morti gli eroi per donarci un sogno.
La gente nella taverna ancora tace mentre il bardo esce nella notte.
I corpi dei guerrieri verranno esposti nella pubblica piazza come monito, ma quando qualcuno chiede. “Ma chi sono quei due, sembrano bambini?”. Altri risponderanno. “Aero e Seli”. Ormai la loro ballata ha fatto il giro del paese.
Epilogo.
E’ una bella mattina ed il sole risplende alto nel cielo. Una bambina guarda stupita la folla che attraversa il villaggio in direzione del castello dei Clan del Cielo.
“Mamma…mamma dove va tutta questa gente con bandiere e rose rosse?”
“Vanno a portare i fiori a Seli ed Aero”.
“Andiamo anche noi?”
“Si figlia mia, ma copriti il capo, sarà una giornata…..molto calda”.